Sarde a beccafico: ricetta e storia

Forse uno dei piatti più popolari della cucina siciliana, tanto da poterli trovare anche nei banchi dello street food in alcune aree dell’isola: sono le sarde a beccafico. Una ricetta, tante varianti e una storia alle spalle: come spesso del resto accade con quelle pietanze che nella tradizione affondano le loro radici.

 

Questa volta non si tratta dell’incontro tra culture diverse, come nel caso della pasta con le sarde, bensì di… ceti sociali.

Noi del Curtigghiu Ristorante – Pizzeria ci siamo divertiti a scoprirla e vogliamo raccontarvela.

Le sarde a beccafico: la storia

Partiamo dal principio. Forse non tutti sanno che il beccafico è un animale che ha poco a che vedere con l’habitat marino, trattandosi infatti di un uccello.

Momento Super Quark. Il beccafico è un uccello della famiglia Sylviidae, di piccole dimensioni, diffuso in gran parte dell’Europa. Ghiotto di fichi tanto da guadagnarsi il nome sulla base di questa caratteristica, la sua presenza è più intensa tra maggio e settembre in parchi, giardini, territori boschivi aperti. È un animaletto abitudinario: migra in inverno alle volte dell’Africa tropicale, sceglie spesso per l’estate lo stesso territorio di anno in anno. Nonostante, fino a qualche tempo fa, molti di loro non tornassero dalle vacanze in Sicilia.

Il beccafico era infatti un piatto prelibato per le tavole dei nobili siciliani: cacciati e serviti come pietanza di lusso farciti delle loro stesse viscere e interiora.

Prelibato per i nobili siciliani, inarrivabile per le tavole popolari: le sarde sostituiscono la selvaggina

La versione low cost

Oseremmo definire il beccafico farcito un piatto gourmet, inavvicinabile da parte degli strati più umili della popolazione, che tuttavia aveva adocchiato la ricetta. Ne viene così inventata una versione “low cost”, prendendo spunto da un bene più facilmente reperibile: le sarde e un ripieno fai da te, creando la ricetta “alla maniera di”.

Gli uccelletti rimpiazzati dai pesciolini, la farcitura ricreata a partire da mollica di panepinoli e poco altro: una formula perfetta ed economica che ha permesso a questo piatto di viaggiare nel tempo ed essere considerato una ghiottoneria ancora oggi (e probabilmente più di quello a base di selvaggina…).

La ricetta delle sarde a beccafico

Per preparare le sarde a beccafico (un po’ come per mangiare un arancino occorre decidere se sia maschio o femmina), occorre schierarsi e decidere quale variante provinciale preparare: palermitanamessinese, o catanese?

Partiamo dalla fase preliminare, definibile “super partes”: la pulitura delle sarde, da far fare allo stomaco forte in famiglia. Le sarde vanno infatti squamate, eviscerate, private della lisca e della testa, lavate e asciugate.

Ora che la parte complicata è andata, occorre scegliere.

La versione palermitana, che pare essere la più diffusa, prevede la seguente procedura. Dopo aver fatto indorare il pangrattato, si aggiungono aglio e prezzemolo tritati, pinoli, uva sultanina, zucchero, sale, pepe e olio d’oliva. Sulle sarde ben distese viene posta una piccola quantità di questo composto. Le sarde vanno così arrotolate e bloccate a involtino con uno stuzzicadenti, cosparse di un intingolo a case di limone, olio, sale e pepe e infornate per 15 minuti. Consumare preferibilmente fredde.

A Messina si aggiungono i capperi alla farcitura e, invece che essere infornate, vengono consumate fritte.

Come le cuciniamo al Curtigghiu: la ricetta catanese

Sarde a beccafico alla catanese al Curtigghiu

A Catania si abbonda ancora di più con i sapori (e le calorie). Le sarde a beccafico non vengono qui arrotolate sulla loro farcitura, bensì disposte una sopra l’altra con la farcia tra i due strati, prima di essere impanate e fritte. E, in più, nel ripieno si aggiunge anche il caciocavallo.

È così che ci piace prepararle: il mood del Curtigghiu ristorante – pizzeria è sempre quello di vicinanza alla tradizione e riproposta di certi sapori. Così, tra le specialità catanesi, abbiamo deciso di non far mancare questa al nostro menù: per il suo sapore semplice ma incisivo, per la sua storia casareccia e divertente, che racconta di inventiva e spirito d’adattamento.

Vieni a trovarci a pranzo o a cena: ci trovi in via Santa Filomena 43.

Puoi prenotare un tavolo chiamando al +39 095 586 1352 o usando il modulo di prenotazione online.

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